Tag: guerra

Matria

The overlapping ranges and mingling at the borders of bonobo communities stand in stark contrast to how chimp groups interact. When the mist lifts from the evolutionary pressures that shaped bonobo society, perhaps we will understand how they have managed to escape what many people consider the worst scourge of humanity: our xenophobia and our tendency to discount the lives of our enemies. Is it because bonobos fight, if they fight at all, not for a fatherland, but for a motherland?

La sovrapposizione e il mescolamento ai confini delle comunità bonobo si stagliano in forte contrasto con il modo in cui gli scimpanzé interagiscono. Quando si diraderanno le nebbie sulle pressioni evoluzionistiche che hanno dato forma alla società bonobo, forse capiremo come sono riusciti a sfuggire a ciò che molti considerano il peggior flagello dell’umanità: la nostra xenofobia e la nostra tendenza a non tendere in considerazione le vite dei nostri nemici. È perché i bonobo combattono, se proprio combattono, non per una patria ma per una matria?

(Frans De Waal, Our Inner Ape, 2005)

Cargo warfare

An anthropologist once told me about two Eipo-Papuan village heads in New Guinea who were taking their first trip on a little airplane. They were not afraid to board the plane, but made a puzzling request: they wanted the side door to remain open. They were warned that it was cold up in the sky and that, since they wore nothing but their traditional penis sheaths, they would freeze. The men didn’t care. They wanted to bring along some heavy rocks, which, if the pilot would be so kind as to circle over the next village, they could shove through the open door and drop onto their enemies.

In the evening, the anthropologist wrote in his diary that he had witnessed the invention of the bomb by neolithic man.

Un antropologo una volta mi raccontò di due capivillaggio Eipo-Papua, in Nuova Guinea, che stavano per viaggiare per la prima volta su un piccolo aereoplano. Non avevano paura di salire a bordo, ma fecero una richiesta enigmatica: volevano che il portello laterale rimanesse aperto. Furono messi in guardia sul fatto che in altitudine fa freddo e che, non indossando nient’altro che i loro tradizionali astucci penici, si sarebbero congelati. Non se ne curarono. Vollero portare con sé delle pesanti pietre, così che, se il pilota fosse stato così gentile da volare intorno al villaggio vicino, avrebbero potuto spingerle attraverso il portello aperto e lasciarle cadere sui loro nemici.

Quella sera, l’antropologo scrisse sul suo diario che era stato testimone dell’invenzione della bomba da parte dell’uomo neolitico.

(Frans De Waal, Our Inner Ape, 2005)

Egualitarismo

There was a time when anthropologists saw egalitarianism as a passive, peace-loving arrangement in which people were at their best, loving and valuing each other.  It was a utopian state where lion and lamb were said to sleep side by side. I’m not saying that such states are out of the question – in fact, a lioness on the Kenyan plains was recently reported to have been observed showering maternal affection on an antelope calf – but from a biological perspective, they’re unsustainable. At some point, self-interest will rear its ugly head: predators will feel their empty stomachs and people will clash over resources. Egalitarianism is not based on mutual love and even less on passivity. It’s an actively maintained condition that recognizes the universal human desire to control and dominate. Instead of denying the will to power, egalitarians know it all too well. They deal with it every day.

C’è stato un tempo in cui gli antropologi vedevano l’egualitarismo come un accordo passivo e pacifico in cui le persone erano al loro meglio, con amore e stima reciproci. Era uno stato utopico dove si diceva che il leone e l’agnello dormissero fianco a fianco. Non voglio dire che queste situazioni sono fuori questione – in effetti,  di recente è stato riportato che una leonessa delle pianure keniote era stata osservata mentre copriva di cure materne un piccolo di antilope – ma da un punto di vista biologico, sono insostenibili. Ad un certo punto, l’interesse personale mostrerà il suo lato negativo: i predatori sentiranno i loro stomaci vuoti e i popoli si scontreranno per le risorse. L’egualitarismo non è basato sull’amore reciproco e men che meno sulla passività. È una condizione preservata attivamente che riconosce il desiderio umano universale di controllare e di dominare. Invece di negare la voglia di potere, gli egualitari la conoscono fin troppo bene. Ci fanno i conti tutti i giorni.

(Frans De Waal, Our Inner Ape, 2005)