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La copertina dell'edizione "I grandi tascabili Best Seller" de "Il Pendolo di Foucault" di Umberto Eco, editore Bompiani

Credo che nel ricamare sul sogno Belbo, ancora una volta, tornasse al pensiero dell’occasione perduta, e al suo voto di rinuncia, per non aver saputo cogliere — se mai c’era stato — il Momento. Il Piano iniziò perché egli si era rassegnato a costruirsi momenti fittizi.
Gli avevo chiesto non so quale testo, ed egli aveva rovistato sul tavolo, tra una pila di manoscritti posati perigliosamente, e senza alcun criterio di mole e grandezza, gli uni sugli altri. Aveva individuato il testo che cercava e aveva tentato di sfilarlo, facendo rovinare il resto per terra. Le cartelle si erano aperte e í fogli erano sfuggiti ai loro labili raccoglitori.
“Non poteva cominciare sollevando e spostando la prima metà?” chiesi. Fiato sprecato: faceva sempre così.
E rispondeva invariabilmente: “Li raccoglierà Gudrun stasera. Deve avere una missione nella vita, altrimenti perde la propria identità.”
Ma quella volta ero personalmente interessato alla salvezza dei manoscritti, perché ormai facevo parte della casa: “Però Gudrun non è capace di ricomporli, metterà i fogli sbagliati nelle carpette sbagliate.”
“Se la sentisse Diotallevi esulterebbe. Ne usciranno libri diversi, eclettici, casuali. È nella logica dei diabolici.”
“Ma ci troveremmo nella situazione dei cabalisti. Millenni per trovare la combinazione giusta. Lei sostituisce semplicemente Gudrun alla scimmia che batte per l’eternità sulla macchina da scrivere. La differenza è solo nella durata. In termini di evoluzione non avremmo guadagnato nulla. Non c’è un programma che permetta ad Abulafia di fare questo lavoro?”
Intanto era entrato Diotalleví.
“Certo che c’è,” aveva detto Belbo, “e in teoria consente l’inserzione di duemila dati. Basta aver voglia di scriverli. Ponga che siano versi di poesie possibili. Il programma le chiede di quanti versi dev’essere lunga la poesia, e lei decide, dieci, venti, cento. Poi il programma trae dall’orologio interno del computer il numero dei secondi, e lo randomizza, in parole povere ne trae una formula di combinazione sempre nuova. Con dieci versi può ottenere migliaia e migliaia di poesie casuali. Ieri ho immesso versi del tipo fremono i tigli freschi, ho le palpebre spesse, se l’aspidistra volesse, la vita ecco ti dono e simili. Ecco alcuni risultati.”

Conto le notti, suona il sistro…
Morte, la tua vittoria
Morte, la tua vittoria…
Se l’aspidistra volesse…

Dal cuore d’alba (oh cuore)
tu albatros sinistro
(se l’aspidistra volesse…)
Morte, la tua vittoria.

Fremono i tigli freschi,
conto le notti, suona il sistro,
l’upupa ormai mi guata.
Fremono i tigli freschi.

“Ci sono delle ripetizioni, non sono riuscito a evitarle, pare che complichi troppo il programma. Ma anche le ripetizioni hanno un senso poetico.”
“Interessante,” disse Diotallevi. “Questo mi riconcilia con la tua macchina. Quindi se io ci mettessi dentro tutta la Torah e poi gli dicessi — com’è il termine? — di randomizzare, lei farebbe della vera e propria Temurah e ricombinerebbe í versetti del Libro?”
“Certo, è questione di tempo. Te la cavi in pochi secoli.”
Dissi: “Ma se invece ci mette qualche decina di proposizioni prese dalle opere dei diabolici, per esempio che i Templari sono fuggiti in Scozia, o che il Corpus Hermeticum è arrivato a Firenze nel 1460, più qualche connettivo come è evidente che o questo prova che, potremmo ottenere delle sequenze rivelatrici. Poi si colmano i vuoti, o si valutano le ripetizioni come vaticini, insinuazioni e moniti. Al peggio, inventiamo un capitolo inedito della storia della magia.”
“Geniale,” disse Belbo, “partiamo subito.”
“No, sono le sette. Domani.”
“Io lo faccio stasera. Mi aiuti soltanto un istante, raccolga da terra una ventina di quei fogli a caso, butti l’occhio sulla prima frase che incontra, e quella diventa un dato.” Mi chinai e raccolsi: “Giuseppe d’Arimatea porta il Graal in Francia.”
“Ottimo, segnato. Vada avanti.”
“Secondo la tradizione templare, Goffredo di Buglione costituisce a Gerusalemme il Gran Priorato di Sion. Debussy era un Rosa-Croce.”
“Scusate,” disse Diotallevi, “ma occorre anche inserire qualche dato neutro, per esempio che il koala vive in Australia o che Papin inventa la pentola a pressione.”
“Minnie è la fidanzata di Topolino,” suggerii.
“Non esageriamo.”
“Esageriamo, anzi. Se incominciamo ad ammettere la possibilità che ci sia anche un solo dato, nell’universo, che non rivela qualcosa d’altro, siamo già fuori dal pensiero ermetico.”
“È vero. Vada per Minnie. E se permettete, metterei un dato fondamentale: i Templari c’entrano sempre.”
“Questo va senza dire,” confermò Diotallevi.
Continuammo per alcune decine di minuti. Poi era davvero tardi. Ma Belbo ci disse di non preoccuparci. Avrebbe continuato da solo. Gudrun venne a dire che stava chiudendo, Belbo le comunicò che sarebbe rimasto a lavorare e la pregò di raccogliere i fogli per terra. Gudrun emise alcuni suoni che potevano appartenere sia al latino sine flexione come alla lingua cheremis, e che esprimevano sdegno e disappunto in entrambe, segno della parentela universale fra tutte le lingue, discendenti da un unico ceppo adamico. Eseguì, randomizzando meglio di un computer.

La mattina dopo, Belbo era raggiante. “Funziona,” disse. “Funziona e produce risultati insperati.” Ci porse l’output stampato.

I Templari c’entrano sempre
Non è vero quel che segue
Gesù è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato
Il saggio Ormus fondò in Egitto i Rosa-Croce
Ci sono cabalisti in Provenza
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
Minnie è la fidanzata di Topolino
Ne consegue che
Se
I druidi veneravano le vergini nere
Allora
Simon Mago identifica la Sophia in una prostituta di Tiro
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
I Merovingi si dicono re per diritto divino
I Templari c’entrano sempre

“Un poco confuso,” disse Diotallevi.
“Non sai vedere le connessioni. E non dai la dovuta importanza a quell’interrogativo che ricorre due volte: chi si è sposato alle nozze di Cana? Le ripetizioni sono chiavi magiche. Naturalmente ho integrato, ma integrare la verità è il diritto dell’iniziato. Ecco la mia interpretazione: Gesù non è stato crocifisso, ed è per questo che i Templari rinnegavano il crocifisso. La leggenda di Giuseppe d’Arimatea copre una verità più profonda: Gesù, non il Graal, sbarca in Francia presso i cabalisti di Provenza. Gesù è la metafora del Re del Mondo, del fondatore reale dei Rosa-Croce. E con chi sbarca Gesù? Con sua moglie. Perché nei Vangeli non si dice chi si è sposato a Cana? Ma perché erano le nozze di Gesù, nozze di cui non si poteva parlare perché erano con una peccatrice pubblica, Maria Maddalena. Ecco perché da allora tutti gli illuminati, da Simon Mago a Postel, vanno a cercare il principio dell’eterno femminino in un bordello. Pertanto Gesù è il fondatore della stirpe reale di Francia.”

(U. Eco, “Il Pendolo di Foucault”, pgg. 393-397)

Duplicate Post joins Yoast

[Il testo italiano è coda all’articolo]

I’m happy to announce that Yoast has acquired my Duplicate Post plugin for WordPress, and I’m joining their team as a senior developer to continue working on it.

As you probably know if you work with WordPress, Yoast SEO is the leading plugin for Search Engine Optimisation. But Yoast is also a key part of the wide WordPress community, supporting it in various ways (from Core development to WordCamp sponsoring).

I’m excited to join them because I’m confident that Yoast will be a great new home for Duplicate Post, and its users will benefit of all the advantages of an inventive company which can provide quality, support, vision for the future.

I also want to state that one of the conditions for me to join was to be sure that Duplicate Post would stay free: there are no plans to switch to a premium/freemium scheme, and none of its current functionalities will be removed from it.

As I recalled in my talks at WordCamps across Europe, the (almost) thirteen years since I started developing Duplicate Post have been an electrifying experience in one of the most interesting and vibrant free/libre and open source software communities. Now it’s the beginning of another amazing chapter.


Sono felice di annunciare che Yoast ha comprato Duplicate Post, il mio plugin per WordPress, e che sono entrato nel loro team come sviluppatore senior per continuare a lavorarci.

Come probabilmente sapete se lavorate con WordPress, Yoast SEO è il plugin più usato per l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Ma Yoast è anche un elemento chiave dell’ampia comunità di WordPress, che supporta in vari modi (dallo sviluppo del core alle sponsorizzazioni dei WordCamp).

Sono entusiasta di unirmi a loro perché sono sicuro che Yoast sarà una splendida nuova casa per Duplicate Post, e i suoi utenti riceveranno tutti i vantaggi di una compagnia lungimirante che può fornire qualità, supporto, visione del futuro.

Voglio anche sottolineare che una delle condizioni per questa operazione è stata la certezza che Duplicate Post sarebbe rimasto gratis: non ci sono piani di passare ad uno schema premium/freemium, e nessuna delle sue attuali funzionalità sarà rimossa.

Come ho ricordato nei miei talk in vari WordCamp in giro per l’Europa, i (quasi) tredici anni da quando ho iniziato a sviluppare Duplicate Post sono stati un’esperienza elettrizzante in una delle comunità di software libero e open source più interessanti e vitali. Adesso è l’inizio di un nuovo eccitante capitolo.

I sentimenti collettivi di insicurezza

Memmo Carotenuto e Vittorio Gassman ne "I soliti ignoti" (1958)

Memmo Carotenuto e Vittorio Gassman ne “I soliti ignoti” (1958)

Ciò che appare davvero sorprendente, e che dà senso a quel che accade — sul versante della giustizia penale e del carcere — in tutto il ventennio [1990-2010] è il mutamento dell’opinione pubblica (o in come essa viene rappresentata). Quella stessa società civile che per i primi quarant’anni della storia dell’Italia repubblicana ha tollerato, senza mai farne ragione di scandalo, il governo del sistema penale e penitenziario sulla base dell’uso routinario della clemenza, diventato un τόπος della commedia all’italiana (amnistiato era il Memmo Carotenuto de I soliti ignoti così come Marcello Mastroianni in Divorzio all’italiana), avverte ora come intollerabile il ricorso ad un simile strumento, mostrando piuttosto una propensione opposta, alla severità nel giudizio penale così come nell’esecuzione.
Concludendo la sua ricostruzione della criminalità punita nell’Italia del XX secolo, limitata temporalmente più o meno da dove siamo partiti noi, cioè nella prima metà degli anni Novanta, Massimo Pavarini notava che lungo tutta la seconda metà del Novecento la peculiarità della situazione italiana poteva essere individuata nel fatto che la domanda di penalità era stata debole a livello sociale: «per lungo tempo e diversamente da quanto è dato registrare in altre realtà nazionali, i sentimenti collettivi di insicurezza hanno avuto modo di esprimersi come domanda politica di cambiamento». E quindi «la comunicazione sociale attraverso il vocabolario della politica ha favorito una costruzione sociale del disagio e del conflitto al di fuori delle categorie morali della colpa e della pena». Questa eccezione, se di eccezione si è trattato, viene meno nell’Italia di fine secolo.
L’iniziativa di Craxi sulla droga fu anticipatrice. Poi, per tutto il corso del ventennio, dominante è stata l’associazione del fenomeno dell’immigrazione con quello della criminalità e il continuo ritornare dell’insicurezza urbana, fino al riconoscimento legale (ma, per fortuna, ineffettivo) delle ronde dei cittadini.
Sotto la coltre del conflitto politica-giustizia messo in scena ai piani alti del sistema istituzionale, si consumava quindi uno spostamento di fuoco delle politiche penali e di sicurezza verso il controllo e la repressione della marginalità sociale. Il tema non è nuovo e non è peculiare della vicenda italiana. Zygmunt Bauman l’ha sintetizzato nel rovesciamento del freudiano disagio della civiltà moderna: nella modernità liquida, il mutamento di equilibrio tra libertà e sicurezza produce una domanda di protezione dei rischi della libertà indirizzato il controllo dei marginali, individuati come fattori di turbativa di un precario equilibrio sociale. Il governo non contro ma attraverso il crimine (e le risorse politico simboliche che la lotta ad esso offre) diventa una straordinaria risorsa di legittimazione di un sistema politico incapace di performances significative e privo di una legittimazione sociale forte.
Se vincenti sono i canoni populistici della democrazia immediata, il diritto e giustizia penale costituiscono una risorsa essenziale per tenere viva una connessione tra potere e popolo. Il diritto penale è diritto simbolico per eccellenza: nonostante ogni cautela garantista esso mette in scena la vendetta contro chi ha infranto la legge, ha turbato l’ordine costituito, ha minacciato la comunità. «La pena — scriveva Durkheim — non serve ­— o non serve che secondariamente — a correggere il colpevole o a intimidire i suoi possibili imitatori; da questo punto di vista è giustamente dubbia, e in ogni caso mediocre. La sua vera funzione è di mantenere intatta la coesione sociale, conservando alla coscienza comune tutta la sua vitalità».
Nello sgretolamento del modello sociale protettivo che era stato del welfare europeo della seconda metà del Novecento, il linguaggio della colpa e della pena, le istituzioni penitenziarie e quello del controllo sociale coattivo sono tornati in auge a compensare il disorientamento della civiltà post-moderna e la fragilità delle istituzioni.

Stefano Anastasia, “Materialità del simbolico: i depositi del populismo penale nel continuum penitenziario”, in “Populismo penale: una prospettiva italiana”, 2015

Mangiatori di arsenico

Arsenic Wafer's Advertisement, Public Domain

Arsenic Wafer’s Advertisement, Public Domain

One of the methods that the accused could defend themselves even if arsenic were detected in the body, was by using the so-called Styrian Defence.
Now Styria is a region, a mountainous region, of Southern Austria. And this is back in Victorian times, or more correctly speaking, Franz Josephian times.
It was found that the peasants in Styria had the habit of eating arsenic or eating arsenic trioxide, and they were eating large doses every few days.
They might be eating 300 to 400 mg, whereas the lethal dose is about half that.
And some of them could eat almost a gram, and this was actually done. Some of these peasants were taken to a medical congress in Vienna and ate arsenic in front of an audience of medical doctors.
So, there are two questions.
How did they do it? How could they eat this much arsenic trioxide without dropping dead?
And there were various theories.
One theory is that the solid arsenic trioxide only released into the body very, very slowly so it never built up to a high concentration.
The other possibility is that because these peasants had been eating arsenic for a long time, starting maybe at low doses going to higher doses, they had built up a tolerance that other people didn’t have.
Then there’s a question of, why did they do it.
Well, apparently they said they did it to improve their health.
And the women also said they did it because they wanted to improve their complexion.
Now, one of the effects of arsenic on the human body is that it damages blood vessels.
In fact, this damaging of blood vessels is the reason that arsenic trioxide has anti-cancer activities.
Now if you damage the blood vessels in your face, in your cheeks, then your cheeks will become more red coloured and back in the 19th century, having a nice red coloured, rosy cheeks, like that was considered to be very attractive.
Uno dei metodi con cui gli accusati potevano difendersi anche se l’arsenico veniva rilevato nel cadavere era mediante la cosiddetta Difesa Stiria.
La Stiria è una regione montuosa dell’Austria meridionale. In epoca vittoriana, o più correttamente all’epoca di Francesco Giuseppe si scoprì che i contadini della Stiria avevano l’abitudine di mangiare arsenico o triossido di arsenico, a grandi dosi e abbastanza spesso. Potevano ingerirse 300-400 mg, laddove la dose letale è circa la metà. Alcuni di loro potevano mangiarne quasi un grammo, e ciò fu persino sperimentato: alcuni di questi contadini furono invitati ad un congresso medico a Vienna e assunsero arsenico di fronte ad un pubblico di dottori in medicina.
Ci sono dunque due domande.
La prima è: come facevano? Come potevano ingerire così tanto triossido di arsenico senza morire?
Ci sono varie teorie.
Una teoria afferma che il triossido di arsenico allo stato solido viene assunto dal corpo in modo molto, molto lento e quindi non raggiunge mai concentrazioni elevate.
L’altra possibilità è che questi contadini avessero ingerito arsenico per lungo tempo, forse iniziando con dosi piccole e man mano più grandi, e avessero quindi maturato una tolleranza che le altre persone non avevano.
Poi c’è un’altra domanda: perché lo facevano?
A quanto pare essi affermavano di farlo per migliorare la propria salute, mentre le donne dicevano di voler migliorare il proprio incarnato.
Uno degli effetti dell’arsenico sul corpo umano è che esso danneggia i vasi sanguigni. In effetti questa è la ragione per cui il triossido di arsenico ha proprietà anti-cancro.
Ora, provocando dei danni ai vasi sanguigni nel volto, nelle guance, esse diventeranno più colorite e rosse, e nel XIX secolo avere guance di un bel rosso o rosa veniva considerato molto attraente.
(Roderick Bates, Introduction to Forensic Science, Lecture 7-7)
Approfondimenti:

Ken Livingstone

By Sam Blacketer (Own work) [CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0) or GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html)], via Wikimedia Commons

By Sam Blacketer [CC-BY-SA-3.0 or GFDL], via Wikimedia Commons

Livingstone has consistently rejected being defined under any particular ideological current of socialism. Recognising this, in 2000, the former Labour Party leader Neil Kinnock asserted that Livingstone could only be defined as a “Kennist”. Livingstone’s understanding of politics arises from his studies of animal behaviour and anthropology; rejecting the idea that the human species is naturally progressing (a view advocated by socialists like the Fabian Society), Livingstone instead took the view that human society is still coming to terms with the massive socio-economic changes that it experienced upon the development of agriculture during the Neolithic. Highlighting that a hunter-gatherer mode of subsistence is more natural to the human species, he believes that modern society has to adopt many hunter-gatherer values – namely mutual co-operation and emphasis on human relationships rather than consumerism – in order to survive.

Livingstone ha costantemente rifiutato qualsiasi etichetta relativa ad una specifica corrente ideologica socialista. Nel 2000 l’ex-leader del Partito Laburista Neil Kinnock lo ha riconosciuto affermando che Livingstone può essere definito solo come “Kennista”. La visione politica di Livingstone nasce dai suoi studi sul comportamento animale e sull’antropologia; rifiutando l’idea che la specie umana progredisca naturalmente (un’idea sostenuta da socialisti come la Società Fabiana), Livingstone ha invece adottato l’idea che la società umana stia ancora scendendo a patti con gli enormi cambiamenti socioeconomici incontrati con lo sviluppo dell’agricoltura durante il Neolitico. Sottolineando che un modo di sussistenza da cacciatori-raccoglitori è più naturale per la specie umana, Livingstone sostiene che la società moderna, per sopravvivere, dovrebbe adottare molti valori dei cacciatori-raccoglitori – in modo particolare la mutua cooperazione e l’accento sulle relazioni umane piuttosto che sul consumismo.

(Wikipedia contributors, ‘Ken Livingstone’, Wikipedia, The Free Encyclopedia, 28 August 2013, 11:49 UTC [accessed 21 September 2013])

Le masse e i movimenti totalitari

©Rama - CC BY-SA
©Rama – CC BY-SA

Totalitarian movements are possible wherever there are masses who for one reason or another have acquired the appetite for political organization. Masses are not held together by a consciousness of common interest and they lack that specific class articulateness which is expressed in determined, limited, and obtainable goals. The term masses applies only where we deal with people who either because of sheer numbers, or indifference, or a combination of both, cannot be integrated into any organization based on common interest, into political parties or municipal governments or professional organizations or trade unions. Potentially, they exist in every country and form the majority of those large numbers of neutral, politically indifferent people who never join a party and hardly ever go to the polls. It was characteristic of the rise of the Nazi movement in Germany and of the Communist movements in Europe after 1930 that they recruited their members from this mass of apparently indifferent people whom all other parties had given up as too apathetic or too stupid for their attention. The result was that the majority of their membership consisted of  people who never before had appeared on the political scene. This permitted the introduction of entirely new methods into political propaganda, and indifference to the arguments of political opponents; these movements not only placed themselves outside and against the party system as a whole, they found a membership that had never been reached, never been “spoiled” by the party system. […]
The success of totalitarian movements among the masses meant the end of two illusions of democratically ruled countries in general and of European nation-states and their party system in particular. The first was that the people in its majority had taken an active part in government and that each individual was in sympathy with one’s own or somebody else’s party. On the contrary, the movements showed that the politically neutral and indifferent masses could easily be the majority in a democratically ruled country, that therefore a democracy could function according to rules which are actively recognized by only a minority. The second democratic illusion exploded by the totalitarian movements was that these politically indifferent masses did not matter, that they were truly neutral and constituted no more than the inarticulate backward setting for the political life of the nation. Now they made apparent what no other organ of public opinion had ever been able to show, namely, that democratic government had rested as much on the silent approbation and tolerance of the indifferent and inarticulate sections of the people as on the articulate and visible institutions and organizations of the country. Thus when the totalitarian movements invaded Parliament with their contempt for parliamentary government, they merely appeared inconsistent: actually, they succeeded in convincing the people at large that parliamentary majorities were spurious and did not necessarily correspond to the realities of the country, thereby undermining the self-respect and the confidence of governments which also believed in majority rule rather than in their constitutions.

I movimenti totalitari sono possibili ovunque ci siano masse che per un motivo o un altro hanno acquisito il desiderio di organizzarsi politicamente. Le masse non sono tenute insieme da una coscienza di interesse comune e non hanno l’articolazione specifica delle classi che si esprime in obiettivi fissati, limitati, e ottenibili. Il termine “masse” si applica solo quando abbiamo a che fare con persone che per cause semplicemente numeriche, o per indifferenza, o per una combinazione di entrambi, non possono essere integrate in alcuna organizzazione basata su un comune interesse, in partiti politici, governi locali, organizzazioni professionali o sindacati. Potenzialmente, esse esistono in tutti i Paesi e costituiscono la maggioranza di quel gran numero di persone neutrali e politicamente indifferenti che non aderiscono ad un partito e quasi mai partecipano alle elezioni. Una caratteristica della nascita del movimento nazista in Germania e dei movimenti comunisti in Europa dopo il 1930 fu l’aver reclutato i loro membri da questa massa di persone apparentemente indifferenti che tutti gli altri partiti avevano abbandonato come troppo apatici o troppo stupidi per meritare la loro attenzione. Il risultato fu che la maggior parte dei loro membri consisteva in persone che mai prima d’ora erano apparse sulla scena politica. Ciò ha permesso l’introduzione di metodi completamente nuovi nella propaganda politica, e l’indifferenza agli argomenti degli avversari politici; questi movimenti non solo si ponevano al di fuori e contro il sistema dei partiti nel suo complesso, ma hanno trovato un un serbatoio di membri che non erano mai stati raggiunti, né “corrotti” dal sistema dei partiti. […]
Il successo dei movimenti totalitari fra le masse significò la fine di due illusioni dei Paesi a governo democratico in generale e degli Stati-nazione europei e del loro sistema partitico in particolare. La prima era che il popolo in maggioranza aveva preso parte attiva al governo e che ogni individuo era in sintonia con questo o quel partito. Al contrario, i movimenti mostrarono che le masse neutrali e politicamente indifferenti potevano facilmente essere la maggioranza in un paese governato democraticamente, e che pertanto una democrazia può funzionare secondo regole che sono attivamente riconosciute solo da una minoranza. La seconda illusione democratica demolita dai movimenti totalitari era che queste masse politicamente indifferenti non avevano importanza, che erano realmente neutrali e costituivano niente più che la scenografia arretrata e sconnessa per la vita politica della nazione. A quel punto essi resero evidente ciò che nessun altro organo della pubblica opinione era mai stato in grado di dimostrare, cioè che il governo democratico aveva poggiato sull’approvazione silenziosa e sulla tolleranza dei settori indifferenti e sconnessi del popolo tanto quanto sulle istituzioni e organizzazioni articolate e visibili del Paese. Così, quando i movimenti totalitari invasero il Parlamento con il loro disprezzo per il governo parlamentare, sembrarono solo incoerenti: in realtà riuscirono a convincere il grande pubblico che le maggioranze parlamentari erano false e non corrispondevano necessariamente alla realtà del Paese, minando in tal modo il rispetto di sé e la sicurezza dei governi che già da parte loro credevano più nel dominio della maggioranza che nelle costituzioni.

(Hannah Arendt, The origins of totalitarianism, 1951-1958)

Ricetta per l’obbedienza

Ten Lessons from the Milgram Studies: Creating Evil Traps for Good People

Let’s outline some of the procedures in this research paradigm that seduced many ordinary citizens to engage in this apparently harmful behavior. In doing so, I want to draw parallels to compliance strategies used by “influence professionals” in real-world settings, such as salespeople, cult and military recruiters, media advertisers, and others .There are ten methods we can extract from Milgram’s paradigm for this purpose:

  1. Prearranging some form of contractual obligation, verbal or written, to control the individual’s behavior in pseudolegal fashion. (In Milgram’s experiment, this was done by publicly agreeing to accept the tasks and the procedures.)
  2. Giving participants meaningful roles to play (“teacher,” “learner”) that carry with them previously learned positive values and automatically activate response scripts.
  3. Presenting basic rules to be followed that seem to make sense before their actual use but can then be used arbitrarily and impersonally to justify mindless compliance. Also, systems control people by making their rules vague and changing them as necessary but insisting that “rules are rules” and thus must be followed (as the researcher in the lab coat did in Milgram’s experiment or the SPE guards did to force prisoner Clay-416 to eat the sausages).
  4. Altering the semantics of the act, the actor, and the action (from “hurting victims” to “helping the experimenter,” punishing the former for the lofty goal of scientific discovery)—replacing unpleasant reality with desirable rhetoric, gilding the frame so that the real picture is disguised. (We can see the same semantic framing at work in advertising, where, for example, bad-tasting mouthwash is framed as good for you because it kills germs and tastes like medicine is expected to taste.)
  5. Creating opportunities for the diffusion of responsibility or abdication of responsibility for negative outcomes; others will be responsible, or the actor won’t be held liable. (In Milgram’s experiment, the authority figure said, when questioned by any “teacher,” that he would take responsibility for anything that happened to the “learner.”)
  6. Starting the path toward the ultimate evil act with a small, seemingly in- significant first step, the easy “foot in the door” that swings open subsequent greater compliance pressures, and leads down a slippery slope. (In the obedience study, the initial shock was only a mild 15 volts.) This is also the operative principle in turning good kids into drug addicts, with that first little hit or sniff.
  7. Having successively increasing steps on the pathway that are gradual, so that they are hardly noticeably different from one’s most recent prior action. “Just a little bit more.” (By increasing each level of aggression in gradual steps of only 15-volt increments, over the thirty switches, no new level of harm seemed like a noticeable difference from the prior level to Milgram’s participants.)
  8. Gradually changing the nature of the authority figure (the researcher, in Milgram’s study) from initially “just” and reasonable to “unjust” and demanding, even irrational. This tactic elicits initial compliance and later confusion, since we expect consistency from authorities and friends. Not acknowledging that this transformation has occurred leads to mindless obedience (and it is part of many “date rape” scenarios and a reason why abused women stay with their abusing spouses).
  9. Making the “exit costs” high and making the process of exiting difficult by allowing verbal dissent (which makes people feel better about themselves) while insisting on behavioral compliance.
  10. Offering an ideology, or a big lie, to justify the use of any means to achieve the seemingly desirable, essential goal. (In Milgram’s research this came in the form of providing an acceptable justification, or rationale, for engaging in the undesirable action, such as that science wants to help people improve their memory by judicious use of reward and punishment.) In social psychology experiments, this tactic is known as the “cover story” because it is a cover-up for the procedures that follow, which might be challenged because they do not make sense on their own. The real-world equivalent is known as an “ideology.” Most nations rely on an ideology, typically, “threats to national security,” before going to war or to suppress dissident political opposition. When citizens fear that their national security is being threatened, they become willing to surrender their basic freedoms to a government that offers them that exchange. Erich Fromm’s classic analysis in Escape from Freedom made us aware of this trade-off, which Hitler and other dictators have long used to gain and maintain power: namely, the claim that they will be able to provide security in exchange for citizens giving up their freedoms, which will give them the ability to control things better.

Such procedures are utilized in varied influence situations where those in authority want others to do their bidding but know that few would engage in the “end game” without first being properly prepared psychologically to do the “unthinkable.” In the future, when you are in a compromising position where your compliance is at stake, thinking back to these stepping-stones to mindless obedience may enable you to step back and not go all the way down the path—their path. A good way to avoid crimes of obedience is to assert one’s personal authority and always take full responsibility for one’s actions.

Dieci lezioni dagli studi di Milgram: creare trappole di malvagità per brave persone

Vediamo di delineare alcune delle procedure di questo paradigma di ricerca che hanno indotto molti normali cittadini ad assumere una condotta in apparenza così grave. Nel far questo, voglio tracciare dei paralleli con le strategie di compiacenza usate da professionisti dell’influenza in situazioni reali, come venditori, reclutatori di sette e dell’esercito, pubblicitari, e così via. Ci sono dieci metodi che possiamo estrarre dal paradigma di Milgram per questo scopo:

  1. Predisporre qualche forma di obbligo contrattuale, orale o scritto, per controllare il comportamento dell’individuo in uno stile pseudolegale. (Nell’esperimento di Milgram, ciò veniva fatto con l’accordo esplicito ad accettare compiti e procedure.)
  2. Dare ai partecipanti dei ruoli significativi da interpretare (“insegnante”, “allievo”) che portano con sé dei valori positivi già noti in precedenza e che attivano automaticamente dei copioni di risposta.
  3. Presentare delle regole di base da seguire che sembrino aver senso prima di essere effettivamente usate, ma che possano poi essere impiegate arbitrariamente e in modo impersonale per giustificare una compiacenza meccanica. Inoltre, i sistemi controllano le persone rendendo le proprie regole vaghe e cambiandole secondo necessità, ma insistendo che “le regole sono regole” e quindi devono essere seguite (come faceva il ricercatore in camice da laboratorio nell’esperimento di Milgram, o le guardie dell’esperimento di Stanford per obbligare il prigioniero Clay-416 a mangiare le salsicce).
  4. Alterare la semantica dell’atto, dell’attore e dell’azione (da “far male alle vittime” a “aiutare lo sperimentatore”, punendo le suddette per il nobile traguardo della scoperta scientifica)—rimpiazzando la spiacevole realtà con una retorica apprezzabile, decorando la cornice in modo da nascondere il quadro reale. (Possiamo vedere la stessa inquadratura semantica al lavoro nella pubblicità, dove, per esempio, un collutorio dal cattivo sapore è mostrato come utile perché uccide i germi e ha il sapore che ci si aspetta da una medicina.)
  5. Creare opportunità per la diffusione di responsabilità o la sua abdicazione in caso di esiti negativi; altri saranno responsabili, o l’attore non dovrà risponderne. (Nell’esperimento di Milgram, la figura d’autorità diceva, di fronte ai dubbi dell'”insegnante”, che si sarebbe assunta la responsabilità per tutto ciò che accadeva all'”allievo”.)
  6. Iniziare il percorso verso l’atto malvagio finale con un piccolo passo apparentemente insignificante, il semplice “piede nella porta” che apre alle seguenti, e più grandi, pressioni per la compiacenza, e conduce giù per una brutta china. (Nello studio sull’obbedienza, lo shock iniziale era lieve, di soli 15 volt.) Questo è anche il principio operativo nel trasformare bravi ragazzi in tossicodipendenti, con quel primo piccolo buco o sniffata.
  7. Avere dei passi via via più grandi in modo graduale, così che siano difficilmente distinguibili dall’ultima azione eseguita. “Solo un altro po’.” (Aumentando gradualmente ciascun livello di solo 15 volt in più, lungo i 30 interruttori, per i partecipanti alla prova di Milgram nessun nuovo livello di danno sembrava differire in modo rilevante dal livello precedente.)
  8. Cambiare gradualmente la natura della figura di autorità (il ricercatore, nello studio di Milgram), all’inizio “giusto” e ragionevole, fino a “ingiusto” ed esigente, persino irrazionale. Questa tattica ottiene inizialmente compiacenza e successivamente confusione, dato che ci attendiamo da autorità e amici un comportamento coerente. Non riconoscere il verificarsi di questa trasformazione porta all’obbedienza automatica (ed è parte di molti scenari di stupri da parte di nuove conoscenze, e una ragione per cui le donne vittime di abusi rimangono con i coniugi che abusano di loro.)
  9. Rendere i “costi di uscita” alti e rendere difficile il processo di uscita permettendo il dissenso verbale (facendo sentire meglio le persone riguardo alla propria responsabilità) insistendo al contempo sulla compiacenza nei comportamenti.
  10. Offrire un’ideologia, o una grande bugia, per giustificare l’uso di ogni mezzo per raggiungere il traguardo apparentemente desiderabile ed essenziale. (Nella ricerca di Milgram ciò avveniva nella forma di una giustificazione accettabile, o ragione, per partecipare ad un’azione indesiderabile, come il fatto che la scienza vuole aiutare le persone a migliorare la propria memoria con un uso giudizioso di ricompensa e punizione.) Negli esperimenti di psicologia sociale, questa tattica è nota come “la copertura” delle procedure, che potrebbero essere contestate in quanto di per sé prive di senso. L’equivalente nel mondo reale è nota come “ideologia”. La maggior parte delle nazioni si affidano ad un’ideologia, tipicamente, “minacce per la sicurezza nazionale”, prima di andare in guerra o per sopprimere l’opposizione politica e il dissenso. Quando i cittadini temono che la loro sicurezza nazionale sia minacciata, accettano di consegnare le loro libertà fondamentali ad un governo che offre uno scambio di questo tipo. La classica analisi di Erich Fromm in Fuga dalla libertà ci ha reso consapevoli di questo compromesso che Hitler e altri dittatori hanno a lungo usato per raggiungere e conservare il potere: nello specifico, l’affermazione che sarebbero stati in grado di fornire sicurezza in cambio della rinuncia, da parte dei cittadini, delle libertà, in modo da poter controllare meglio le cose.

Procedure simili sono utilizzate in varie situazioni basate sull’influenza dove le autorità vogliono che gli altri facciano la loro scommessa ma sanno che pochi parteciperebbero al “gioco finale” senza prima essere adeguatamente preparati psicologicamente a commettere “l’impensabile”. In futuro, quando vi trovate in una posizione compromettente dove è in gioco la vostra compiacenza, ripensare a questi passi verso l’obbedienza cieca può consentirvi di fare un passo indietro e non seguire fino in fondo il percorso—il loro percorso. Un buon modo per evitare crimini di obbedienza è sostenere la propria autorità personale e assumersi sempre la piena responsabilità per le proprie azioni.

(Philip Zimbardo, The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil, 2007)

Diritti della natura (o Pacha Mama)

Capítulo séptimo
Derechos de la naturaleza

Art. 71.- La naturaleza o Pacha Mama, donde se reproduce y realiza la vida, tiene derecho a que se respete integralmente su existencia y el mantenimiento y regeneración de sus ciclos vitales, estructura, funciones y procesos evolutivos. Toda persona, comunidad, pueblo o nacionalidad podrá exigir a la autoridad pública el cumplimiento de los derechos de la naturaleza. Para aplicar e interpretar estos derechos se observaran los principios establecidos en la Constitución, en lo que proceda. El Estado incentivará a las personas naturales y jurídicas, y a los colectivos, para que protejan la naturaleza, y promoverá el respeto a todos los elementos que forman un ecosistema.

Art. 72.- La naturaleza tiene derecho a la restauración. Esta restauración será independiente de la obligación que tienen el Estado y las personas naturales o jurídicas de Indemnizar a los individuos y colectivos que dependan de los sistemas naturales afectados. En los casos de impacto ambiental grave o permanente, incluidos los ocasionados por la explotación de los recursos naturales no renovables, el Estado establecerá los mecanismos más eficaces para alcanzar la restauración, y adoptará las medidas adecuadas para eliminar o mitigar las consecuencias ambientales nocivas.

Art. 73.- EI Estado aplicará medidas de precaución y restricción para las actividades que puedan conducir a la extinción de especies, la destrucción de ecosistemas o la alteración permanente de los ciclos naturales. Se prohíbe la introducción de organismos y material orgánico e inorgánico que puedan alterar de manera definitiva el patrimonio genético nacional.

Art. 74.- Las personas, comunidades, pueblos y nacionalidades tendrán derecho a beneficiarse del ambiente y de las riquezas naturales que les permitan el buen vivir. Los servicios ambientales no serán susceptibles de apropiación; su producción, prestación, uso y aprovechamiento serán regulados por el Estado.

(Constitución del Ecuador, 2008)

Bollire una società

©DonkeyHotey – CC BY-SA

Here is how to boil a frog. Place the frog in a pan of tepid water. Raise the temperature so gradually that the frog does not realize it is being cooked. It may even fall into a stupor, as a person might in a hot bath. Eventually it will die. According to experiments done in the nineteenth century, you can indeed boil a frog this way. Biologists today claim that you can’t. Either way, please don’t try it.
Boiling a frog is a metaphor for the problem we all have perceiving changes that are gradual but cumulatively significant, that may creep up and have devastating consequences: a little increase here, a little there, then later some more. Nothing changes very much and things seem normal. Then one day the accumulation of changes causes the appearance of normality to disappear. Suddenly things have changed a great deal. The world is different, and it has been altered in a manner that may not be pleasant. […]
We know how to boil a frog. Complexification is how to boil a society. Complexity grows by small steps, each seemingly reasonable, each a solution to a genuine problem. We can afford the cost of each increment. It is the cumulative costs that do the damage, for the costs of solving previous problems have not gone away and now we are adding to them. The temperature increases sensibly and we are lulled into complacency. Eventually these costs drive a society into insolvency. A few people always foresee the outcome, and always are ignored.
Complexity is not intrinsically good or bad. It is useful and affordable, or it is not. [C]omplexity can affect societies negatively, producing catastrophes […] This is not, however, an inevitable outcome.

Ecco come bollire una rana. Ponete la rana in una pentola con acqua tiepida. Alzate la temperatura così gradualmente che la rana non capisca che sta cuocendo. Potrebbe persino cadere in un torpore, come può succedere ad una persona in un bagno caldo. Alla fine morirà. Secondo degli esperimenti eseguiti nel diciannovesimo secolo, è davvero possibile bollire una rana in questo modo. Oggi i biologi dicono che non è vero. In ogni caso, non provateci, per favore.
Bollire una rana è una metafora per il problema che noi tutti abbiamo nel percepire cambiamenti graduali ma cumulativamente significativi, che possono cogliere di sorpresa e avere consequenze devastanti: un piccolo aumento qui, un po’ di qua, un altro po’ più tardi. Niente cambia granché e le cose sembrano normali. Poi, un giorno, l’accumulo di cambiamenti fa sparire la sembianza di normalità. Improvvisamente le cose sono cambiate parecchio. Il mondo è diverso, ed è stato cambiato in un modo che può non essere piacevole. […]
Sappiamo come bollire una rana. La complessificazione è il modo di bollire una società. La complessità cresce a piccoli passi, ciascuno apparentemente ragionevole, ciascuno una soluzione ad un problema reale. Possiamo permetterci il costo di ciascun aumento. Sono i costi complessivi a fare il danno, poiché il costo delle soluzioni ai problemi precedenti non è ancora estinto e ora ne stiamo aggiungendo altri. La temperatura aumenta in modo ragionevole e ci culliamo nella soddisfazione. Alla fine questi costi spingono la società verso l’insolvenza. Ci sono sempre alcuni che prevedono il risultato, e vengono sempre ignorati.
La complessità non è intrinsecamente buona o cattiva. È utile e ad un prezzo accessibile, o non lo è. […] la complessità può colpire negativamente le società, producendo catastrofi […] Questo però non è un esito inevitabile.

(Joseph A. Tainter & Tadeusz W. Patzek,  Drilling Down – The Gulf Oil Debacle and Our Energy Dilemma, 2011)

Controproducenti

Sadly, malaria is making a comeback in many parts of the Third World, due partly to insecticide-resistant mosquitoes and partly to complacency and political disintegration. Irrigation projects such as dams, reservoirs, and irrigation canals often work well in temperate climates. However, in tropical regions, they may backfire. They create large bodies of stationary water that are ideal breeding grounds for the mosquitoes that carry malaria, yellow fever, and other diseases. The slowly moving water of canals also provides a suitable habitat for water snails that carry the parasitic worms causing schistosomiasis (bilharzia). An example was the spread of schistosomiasis during the Senegal River Basin development in West Africa.

Purtroppo, la malaria sta ritornando in molte parti del Terzo Mondo, a causa in parte delle zanzare resistenti agli insetticidi, e in parte alla rassegnazione e alla disintegrazione politica. I progetti di irrigazione come dighe, bacini e canali irrigui spesso funzionano bene nei climi temperati. Tuttavia, nelle regioni tropicali possono essere controproducenti. Essi creano ampie masse d’acqua stagnante che sono terreno ideale di coltura per le zanzare che portano malaria, febbre gialla e altre malattie. L’acqua in lento movimento dei canali fornisce anche un habitat adatto alle lumache acquatiche che recano i vermi parassiti causa della schistosomiasi (bilharziosi). Un esempio fu la diffusione della schistosomiasi durante lo sviluppo del bacino del fiume Senegal in Africa occidentale.

(David Clark, Germs, Genes, and Civilization, 2010)