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La copertina dell'edizione "I grandi tascabili Best Seller" de "Il Pendolo di Foucault" di Umberto Eco, editore Bompiani

Credo che nel ricamare sul sogno Belbo, ancora una volta, tornasse al pensiero dell’occasione perduta, e al suo voto di rinuncia, per non aver saputo cogliere — se mai c’era stato — il Momento. Il Piano iniziò perché egli si era rassegnato a costruirsi momenti fittizi.
Gli avevo chiesto non so quale testo, ed egli aveva rovistato sul tavolo, tra una pila di manoscritti posati perigliosamente, e senza alcun criterio di mole e grandezza, gli uni sugli altri. Aveva individuato il testo che cercava e aveva tentato di sfilarlo, facendo rovinare il resto per terra. Le cartelle si erano aperte e í fogli erano sfuggiti ai loro labili raccoglitori.
“Non poteva cominciare sollevando e spostando la prima metà?” chiesi. Fiato sprecato: faceva sempre così.
E rispondeva invariabilmente: “Li raccoglierà Gudrun stasera. Deve avere una missione nella vita, altrimenti perde la propria identità.”
Ma quella volta ero personalmente interessato alla salvezza dei manoscritti, perché ormai facevo parte della casa: “Però Gudrun non è capace di ricomporli, metterà i fogli sbagliati nelle carpette sbagliate.”
“Se la sentisse Diotallevi esulterebbe. Ne usciranno libri diversi, eclettici, casuali. È nella logica dei diabolici.”
“Ma ci troveremmo nella situazione dei cabalisti. Millenni per trovare la combinazione giusta. Lei sostituisce semplicemente Gudrun alla scimmia che batte per l’eternità sulla macchina da scrivere. La differenza è solo nella durata. In termini di evoluzione non avremmo guadagnato nulla. Non c’è un programma che permetta ad Abulafia di fare questo lavoro?”
Intanto era entrato Diotalleví.
“Certo che c’è,” aveva detto Belbo, “e in teoria consente l’inserzione di duemila dati. Basta aver voglia di scriverli. Ponga che siano versi di poesie possibili. Il programma le chiede di quanti versi dev’essere lunga la poesia, e lei decide, dieci, venti, cento. Poi il programma trae dall’orologio interno del computer il numero dei secondi, e lo randomizza, in parole povere ne trae una formula di combinazione sempre nuova. Con dieci versi può ottenere migliaia e migliaia di poesie casuali. Ieri ho immesso versi del tipo fremono i tigli freschi, ho le palpebre spesse, se l’aspidistra volesse, la vita ecco ti dono e simili. Ecco alcuni risultati.”

Conto le notti, suona il sistro…
Morte, la tua vittoria
Morte, la tua vittoria…
Se l’aspidistra volesse…

Dal cuore d’alba (oh cuore)
tu albatros sinistro
(se l’aspidistra volesse…)
Morte, la tua vittoria.

Fremono i tigli freschi,
conto le notti, suona il sistro,
l’upupa ormai mi guata.
Fremono i tigli freschi.

“Ci sono delle ripetizioni, non sono riuscito a evitarle, pare che complichi troppo il programma. Ma anche le ripetizioni hanno un senso poetico.”
“Interessante,” disse Diotallevi. “Questo mi riconcilia con la tua macchina. Quindi se io ci mettessi dentro tutta la Torah e poi gli dicessi — com’è il termine? — di randomizzare, lei farebbe della vera e propria Temurah e ricombinerebbe í versetti del Libro?”
“Certo, è questione di tempo. Te la cavi in pochi secoli.”
Dissi: “Ma se invece ci mette qualche decina di proposizioni prese dalle opere dei diabolici, per esempio che i Templari sono fuggiti in Scozia, o che il Corpus Hermeticum è arrivato a Firenze nel 1460, più qualche connettivo come è evidente che o questo prova che, potremmo ottenere delle sequenze rivelatrici. Poi si colmano i vuoti, o si valutano le ripetizioni come vaticini, insinuazioni e moniti. Al peggio, inventiamo un capitolo inedito della storia della magia.”
“Geniale,” disse Belbo, “partiamo subito.”
“No, sono le sette. Domani.”
“Io lo faccio stasera. Mi aiuti soltanto un istante, raccolga da terra una ventina di quei fogli a caso, butti l’occhio sulla prima frase che incontra, e quella diventa un dato.” Mi chinai e raccolsi: “Giuseppe d’Arimatea porta il Graal in Francia.”
“Ottimo, segnato. Vada avanti.”
“Secondo la tradizione templare, Goffredo di Buglione costituisce a Gerusalemme il Gran Priorato di Sion. Debussy era un Rosa-Croce.”
“Scusate,” disse Diotallevi, “ma occorre anche inserire qualche dato neutro, per esempio che il koala vive in Australia o che Papin inventa la pentola a pressione.”
“Minnie è la fidanzata di Topolino,” suggerii.
“Non esageriamo.”
“Esageriamo, anzi. Se incominciamo ad ammettere la possibilità che ci sia anche un solo dato, nell’universo, che non rivela qualcosa d’altro, siamo già fuori dal pensiero ermetico.”
“È vero. Vada per Minnie. E se permettete, metterei un dato fondamentale: i Templari c’entrano sempre.”
“Questo va senza dire,” confermò Diotallevi.
Continuammo per alcune decine di minuti. Poi era davvero tardi. Ma Belbo ci disse di non preoccuparci. Avrebbe continuato da solo. Gudrun venne a dire che stava chiudendo, Belbo le comunicò che sarebbe rimasto a lavorare e la pregò di raccogliere i fogli per terra. Gudrun emise alcuni suoni che potevano appartenere sia al latino sine flexione come alla lingua cheremis, e che esprimevano sdegno e disappunto in entrambe, segno della parentela universale fra tutte le lingue, discendenti da un unico ceppo adamico. Eseguì, randomizzando meglio di un computer.

La mattina dopo, Belbo era raggiante. “Funziona,” disse. “Funziona e produce risultati insperati.” Ci porse l’output stampato.

I Templari c’entrano sempre
Non è vero quel che segue
Gesù è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato
Il saggio Ormus fondò in Egitto i Rosa-Croce
Ci sono cabalisti in Provenza
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
Minnie è la fidanzata di Topolino
Ne consegue che
Se
I druidi veneravano le vergini nere
Allora
Simon Mago identifica la Sophia in una prostituta di Tiro
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
I Merovingi si dicono re per diritto divino
I Templari c’entrano sempre

“Un poco confuso,” disse Diotallevi.
“Non sai vedere le connessioni. E non dai la dovuta importanza a quell’interrogativo che ricorre due volte: chi si è sposato alle nozze di Cana? Le ripetizioni sono chiavi magiche. Naturalmente ho integrato, ma integrare la verità è il diritto dell’iniziato. Ecco la mia interpretazione: Gesù non è stato crocifisso, ed è per questo che i Templari rinnegavano il crocifisso. La leggenda di Giuseppe d’Arimatea copre una verità più profonda: Gesù, non il Graal, sbarca in Francia presso i cabalisti di Provenza. Gesù è la metafora del Re del Mondo, del fondatore reale dei Rosa-Croce. E con chi sbarca Gesù? Con sua moglie. Perché nei Vangeli non si dice chi si è sposato a Cana? Ma perché erano le nozze di Gesù, nozze di cui non si poteva parlare perché erano con una peccatrice pubblica, Maria Maddalena. Ecco perché da allora tutti gli illuminati, da Simon Mago a Postel, vanno a cercare il principio dell’eterno femminino in un bordello. Pertanto Gesù è il fondatore della stirpe reale di Francia.”

(U. Eco, “Il Pendolo di Foucault”, pgg. 393-397)