And when you suggest these are the things that will insure the future of good food, someone somewhere stands up and says, “Hey guy, I love pink flamingos, but how are you going to feed the world? How are you going to feed the world?” Can I be honest? I don’t love that question. No, not because we already produce enough calories to more than feed the world. One billion people will go hungry today. One billion — that’s more than ever before — because of gross inequalities in distribution, not tonnage. Now, I don’t love this question because it’s determined the logic of our food system for the last 50 years. Feed grain to herbivores, pesticides to monocultures, chemicals to soil, chicken to fish, and all along agribusiness has simply asked, “If we’re feeding more people more cheaply, how terrible could that be?” That’s been the motivation. It’s been the justification. It’s been the business plan of American agriculture. We should call it what it is, a business in liquidation, a business that’s quickly eroding ecological capital that makes that very production possible.
E quando dici che queste sono le cose che assicureranno il futuro del buon cibo qualcuno da qualche parte si alza e dice, “Ehi tu, anche a me piacciono i fenicotteri rosa, ma come pensi di poter nutrire il mondo intero? Come pensi di poter nutrire il mondo?” Posso essere sincero? È una domanda che non mi piace. No, non perché produciamo già più che abbastanza calorie da poter nutrire il mondo. Un miliardo di persone oggi soffrono la fame. Un miliardo – più di quante ci siano mai state – a causa delle enormi diseguaglianze nella distribuzione, non per la quantità complessiva. Vedete, non mi piace questa domanda perché ha determinato la logica del nostro sistema alimentare negli ultimi 50 anni. Dare cereali agli erbivori pesticidi alle monoculture, sostanze chimiche ai terreni, pollo ai pesci, e in tutto questo periodo l’industria agricola ha semplicemente chiesto “Se riusciamo a nutrire più persone in modo più economico, cosa c’è di sbagliato in quello che facciamo?” Questa è stata la motivazione. È stata la giustificazione. È stato il piano di business dell’agricoltura americana. Dovremmo chiamarlo per quello che è, un’industria in liquidazione, un’industria che sta velocemente erodendo il capitale ecologico che rende possibile la medesima produzione.
(anche con sottotitoli in italiano)
Commenti
Errata corrige
(non pubblicare o cancella in seguito)
«No, non perché produciamo …»
–>
«No, no perché produciamo …»
Altrimenti ci si aspetta che sia seguita da una avversativa.
Grazie, ma ho scritto correttamente, dice “No, not because we already produce enough calories to more than feed the world.”
L’avversativa c’è, implicita, quando dice “Vedete, non mi piace questa domanda perché ha determinato la logica del nostro sistema alimentare negli ultimi 50 anni.”
Faccio le mie scuse e, già che ci sono, ringrazio per i post che leggo sempre con interesse … anche se, magari, qualche volta frettolosamente :)
No problem, figurati! Grazie a te dell’interesse.